Il cellulare fa male alla pelle,vi sveliamo i motivi

ROMA - Un ricerca pare aver aggiunto un ulteriore tassello sui rischi connessi all’utilizzo continuativo dei telefonini mobili. Si tratta di uno studio effettuato in Danimarca e pubblicato nel numero di Novembre 2011 della prestigiosa Rivista internazionale di Dermatologia allergologica Contact Dermatitis che ha evidenziato come un telefonino su 5 rilasci nichel con il conseguente pericolo di causare una dermatite allergica, nei soggetti insofferenti a questo metallo. L’indagine ha riguardato 50 modelli diversi di telefonini, con un test che consente di verificare il rilascio di nichel dalla parte metallica del cellulare. In ben 9 modelli, quindi quasi il 20 % (per la precisione il 18%) il nichel veniva rilasciato da almeno un punto e in un modello da più punti. Il fatto più eclatante è che questi numeri sembrano disattendere in concreto la direttiva europea del 2009, che ha subìto più modifiche, ma che in concreto obbliga i produttori a limitare la presenza del nichel in tutti gli elettrodomestici commerciati nell’Unione Europa. Vi è da dire che la ricerca non nasce dal nulla, ma è stato appurato da diverso tempo che l’utilizzo del telefonino, in soggetti allergici al nichel, può provocare una dermatite principalmente localizzata alla zona di contatto e quindi l’orecchio nella parte esterna del padiglione auricolare. Non è raro che la dermatite, in soggetti particolarmente allergici, possa estendersi anche a tutto il viso. La diagnosi per verificare se si è allergici al nichel va effettuata con il patch test. Inoltre, anche il cromo (sotto forma di bicromato di potassio) e il cadmio possono essere presenti nel cellulare ed essere causa di dermatite allergica da contatto. Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” se il telefonino è considerato ormai uno strumento indispensabile per tutti, di tutte le fasce sociali, non resta che limitarne l’utilizzo al necessario usando il vivavoce quando è possibile o auricolari anche perché non è dato sapere se il consiglio di alcuni manuali di tenerlo ad una distanza di almeno 2,5 dall’orecchio sia veramente efficace per prevenire rischi di danni cerebrali. È chiaro che dotarsi di auricolare bluetooth per le conversazioni può essere una buona soluzione per limitare i pericoli, quando l’auricolare non sia esso stesso pericolo per il contatto. Vi è da dire che in tal senso non risultano in commercio apparecchi auricolari i cui produttori abbiano indicato la dicitura “free nichel” o “free cromo o cadmio”. In tal senso, occorrerebbe un’ulteriore chiarificazione della normativa europea per obbligare le aziende produttive ad inserire queste voci a tutela dei consumatori.
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